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Dott.ssa Michela Polcino Psicoterapeuta

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“ L’importanza della paura”

“La paura di avere paura” 

Capita spesso di sentire le affermazioni “devi essere forte“ e “non devi avere paura“, come mezzo di rassicurazione e sprone, come se l’essere forti e l’aver paura siano due elementi strettamente collegati tra loro e la presenza di uno denoti l’assenza dell’altro. La connessione esiste invece su un livello diverso, non di esclusione. La paura, emozione demonizzata ed etichettata come segnale di debolezza e di inferiorità, invece ha una fondamentale importanza psicologica, infatti la paura è una risposta emotiva, forte ed intensa, molto utile che viene scatenata quando c’è la percezione del pericolo, come meccanismo difensivo presente sin dalla nascita. La paura infatti è una delle emozioni primarie (rabbia, gioia, tristezza eccetera) che si attiva verso i pericoli e che ha come obiettivo la sopravvivenza dell’individuo e si attiva ogni volta che si presenti un potenziale pericolo per l’incolumità, e ha delle funzioni sia sul piano sociale che su quello individuale. La paura è quindi un’emozione fondamentale sin da bambini, è importante trovare sin da piccola i modi per per fronteggiarla, affidandosi alle proprie figure di attaccamento, che dovrebbe promuovere la sperimentazione, avendo così modo  di crescere ed imparare attraverso il loro supporto e sostegno. La paura è presente in modo diverso in base alle differenti età: paura per un ambiente che ancora non si conosce, paura del buio, dei fantasmi, della morte, di fare brutte figure ecc.

Man mano che si cresce e si acquisiscono competenze una determinata paura diminuisce. La paura e quindi un elemento significativo nella crescita che permette di sperimentarsi valutando i rischi delle situazioni che si presentano, facendo conoscenza del mondo e tutelandosi imparando a riconoscere e a valutare le proprie risorse e i propri limiti. I limiti sono un apprendimento fondamentale durante la crescita e ci segnalano i pericoli e ci proteggono da situazioni rischiose. Riuscire a vivere la paura ad affrontarla non vuol dire né arrendersi, né negarla dichiarando di non provarla . I bambini quando si affidano le proprie figure di attaccamento per imparare a fronteggiare le paure che provano e quindi per  apprendere da chi hanno accanto e per capire a cosa serve. Cosa avviene quindi se diciamo ad un bambino di non aver paura o di essere forte? Spesso inconsapevolmente utilizziamo delle modalità per spronare, motivare o spingere chi abbiamo vicino ad affrontare le proprie emozioni, tendendo, per difficoltà e per desiderio a far sì che passino oltre utilizzando delle prescrizioni, che per l’altro diventano paradossali e che svalutano e minimizzano quello che in quel momento sta provando. Per un bambino, che si affida completamente a chi si prende cura di lui, ricevere queste  affermazioni crea confusione e ansia, perché teme che le proprie emozioni siano sbagliate o inappropriate e le sente deprivate di importanza e intensità, con il rischio con il tempo che si convinca che non siano legittime e che non siano da provare, negandosele ad un piano conscio, mantenendole vincolate nell’inconscio. 

Ad un bambino a cui viene inconsapevolmente negato il piano emotivo, in questo caso quello della paura, non gli viene permesso di imparare le strategie per affrontarla e di sperimentare le proprie risorse, di misurarsi rispetto ai rischi e limiti nelle situazioni che si presentano, gli viene quindi trasmesso che non deve provare quelle emozioni, quindi di aver paura della paura. Ciò determina l’ansia, che è normale quando è una risposta adattiva e denota dei comportamenti costruttivi e protettivi, permettendo di mantenere intatte le proprie capacità di giudizio; l’ansia è patologica quando non è adattiva, cioè i tentativi i comportamenti che attiva diventano problematici ed invalidanti, la persona non riesce ad avere la lucidità per essere efficiente a raggiungere scopi realistici, tentando di evitare e di controllare in modo fallimentare le emozioni che prova e le proprie reazioni di paura, attivando così sintomi che sono quelli che determinano la perdita di controllo. Si innesca un meccanismo che ha alla base l’aver paura della paura, che produce con il tempo il panico. Si attivano delle vere proprie reazioni di escalation di ansia, che generano dei veri e propri sintomi, come attacchi di ansia, di panico e somatizzazioni. Quando un bambino dice di aver paura, potrebbe essere utile provare a riconoscere con lui il perché della paura, non negandola e non enfatizzandola, non cercando di evitarla sostituendosi nel trovare strategie, ma affrontandola affianco al bambino con sostegno e supporto, favorendo quindi la sensazione di sicurezza e di disponibilità. 

Dott.sa Michela Polcino